Depressione

Si considera considera la depressione come una alterazione del tono dell’umore verso forme di tristezza profonda con una riduzione dell’autostima e un bisogno di autopunizione.
Chi soffre di depressione mostra una marcata una scarsa considerazione di sè, tristezza quasi quotidiana e riferisce di non riuscire più a provare lo stesso piacere che provava prima dell’episodio o degli episodi depressivi e di non trovare in sè la forza o la motivazione per svolgere le quotidiane attività relazionali, lavorative o sociali. I suoi pensieri sono prevalentemente rivolti al passato con dolorosi sentimenti di perdita.
Oltre a questi sintomi di depressione primari, normalmente succede che le persone che soffrono di questo disturbo ne presentino altri, tra i quali:
– insonnia o ipersonnia, quindi una diminuzione o un marcato aumento dei periodi di sonno
– marcato rallentamento motorio o, al contrario, una marcata agitazione psicomotoria
– marcata affaticabilità o mancanza di energia quasi quotidiana
– ridotta capacità di concentrarsi o costante indecisione quasi quotidiana
– tendenza molto forte ad autosvalutarsi con sensi di colpa marcati.
I sintomi della depressione possono manifestarsi in modo acuto e improvviso, e in questi casi spesso la persona prende coscienza del proprio disagio, oppure, a volte, i sintomi della depressione possono presentarsi in modo costante, anche se in forma leggera, con alcuni improvvisi momenti di peggioramento, in questi casi sono spesso i famigliari a consigliare alla persona che ne soffre di provare a parlarne con uno Psicologo o con uno Psicoterapeuta.

Oggi, gli approcci psicoterapeutici per la cura della depressione sono numerosi. Nell’approccio terapeutico per la cura definito “cognitivo-comportamentale” alcuni studiosi, come A.T.Beck, considerano le distorsioni della cognizione (con il termine “cognizione” ci si riferisce a quelle funzioni che permettono all’organismo di raccogliere informazioni relative al proprio ambiente, di immagazinarle, analizzarle, valutarle e trasformale per agire nel mondo circostante), il pessimismo esagerato e gli autorimproveri e la scarsa cura di sè come cause e non come conseguenze della condizione depressa che sarebbe alleviata correggendo la cognizione delle proprie esperienze e la conseguente distorsione del concetto di sè.
La terapia ha quindi lo scopo di analizzare le credenze negative del paziente, valutare quanto queste influenzino il comportamento attuale e futuro, quindi intervenire con cura su di esse mediante una ristrutturazione cognitiva, che le possa mettere in discussione. Altro obiettivo è quello di definire i problemi del paziente, proporre differenti possibilità di soluzione e quindi selezionare, implementare e valutare la soluzione migliore. La terapia psicodinamica si concentra invece sui conflitti irrisolti del passato e sulle relazioni passate, per comprendere l’impatto che hanno sulla situazione di vita attuale del paziente.
Va infine sottolineato che tra i fattori psicologici che possono provocare la depressione figurano anche i cambiamenti di vita, anche inattesi o improvvisi, le fasi di crescita e maturazione dell’individuo legati ai normali processi di invecchiamento e a sopraggiunti nuovi ruoli sociali o responsabilità  come per esempio il lavoro, la famiglia, i figli, i nipoti ecc. che comportano l’abbandono di vecchi stili di vita. In questi casi si tratterebbe di una fase di crisi individuale e interiore che potrebbe portare, se opportunamente e adeguatamente trattata, a una ristrutturazione della personalità e a una crescita interiore con la nascita di un nuovo modo di vedere e vivere la vita.

È fondamentale comunque che la depressione venga inquadrata anzitutto come manifestazione del disagio esistenziale dell’individuo. E’ un disagio che non trova voce e si manifesta, come sintomo, attraverso l’annullamento del proprio diritto di esistere per quella che è la propria natura e la sua spontanea espressione.

La depressione, l’ansia e gli attacchi di panico sono la formula più comune è più diffusa per esprimere una difficoltà di adattamento alla realtà. Un rifiuto del corpo all’adesione omologata, una ribellione del vero sè all’appiattimento o al cambiamento.

Che fare quindi?
Ascoltare, ascoltare, ascoltare… ancora ascoltare, e cercare di “restituire” con la parola e la presenza il senso della speranza.

La terapia, quindi, con l’ascolto e la parola si propone di individuare gli eventi scatenanti e coglierne i vissuti correlati e il significato che questi eventi assumono nella narrazione di vita della persona

 

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Dr.ssa Sabrina Parmeggiani 

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